PEFC supporta le Strategie territoriali delle Green Communities

Un contributo del Presidente Bussone per illustrare il legame tra Green Communities e patrimonio forestale.

PEFC supporta le Strategie territoriali delle Green Communities

7 febbraio 2024 Gestione Forestale Sostenibile

Di Marco Bussone 

Siamo stati per troppo tempo abituati a leggere le politiche pubbliche - bandi e investimenti compresi, fatti e realizzati dagli Enti locali - per compartimenti stagni. C'è l'agricoltura, ci sono le scuole, c'è il turismo, ci sono - anche se sappiamo, non sempre riconosciute - le foreste. E via così. Ogni Comune, ogni realtà amministrativa, fa il suo. Realizza quando ottiene qualche risorsa economica da Regioni o Stato. Così è sempre stato e (purtroppo) sempre sarà. Ma ci sarà pur una strategia di sviluppo del territorio rurale e montano che "legge" insieme diversi ambiti di investimento, politiche distinte, fa lavorare insieme i Comuni, dice che ogni scelta, ogni investimento ha ripercussioni su altri ambiti, su altre politiche, su altre scelte. 

Sì, esiste. È la Strategia delle Green Communities. Comuni insieme, in uno stesso territorio, una valle, un'area geografica omogenea di Alpi o Appennini. Comunità nella sostenibilità, che affrontano le sfide complesse della crisi demografica ed ambientale. Scoprendo, prima di partire e nell'attuazione, che tutto è connesso. E non è più pensabile sbagliare, lavorare in modo segmentato, non capire cosa e come si generino le esternalità di quell'investimento. 

Vale anche per le politiche forestali. Se ben attuate, pianificate, certificate, in filiera, hanno effetti positivi e complessi anche su agricoltura, turismo, ciclo dell'acqua, ciclo dei rifiuti. E così via. Dirlo sembra semplice. Per farlo c'è bisogno di visione, risorse economiche, politiche e analisi. Oltre che di Enti locali, con Stato e Regioni, determinati e che ci credano. Coinvolgendo le comunità, la fiducia dei cittadini, generando nuovi rapporti. 

Un po' di storia. Quando Uncem (l'Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani) costruì dal 2009 al 2012 la Strategia delle Green Communities (con quattro aree pilota, nei Parchi nazionali del Sud Italia - Cilento, Pollino, Tammaro Titerno, Madonie), vennero aperti percorsi virtuosi in molte regioni del sud, con investimenti su efficientamento di edifici e produzione di energia rinnovabile che hanno poi portato a politiche strutturate.      
 
Nel 2015 la Strategia delle Green Communities è andata in legge (221, “Collegato ambientale”) a braccetto con “oil free zones” e con il “pagamento dei servizi ecosistemici-ambientali”, anticipando contenuti della legge 158/2017 sui piccoli Comuni e oggi del disegno di legge quadro per lo sviluppo della montagna, che ora inizia l’iter in Parlamento.          
 
 Con il PNRR si è dato ulteriore sostanza al percorso che dovrà continuare non solo nelle prime 40 aree finanziate (e nelle altre 160 candidate sul PNRR non ancora finanziate... con Regioni e Stato centrale che fanno la loro parte), ma in tutte le zone montane italiane (programmare e definire un percorso oggi è determinante, anche verso la candidatura sul bando del PNRR di prossima uscita), passando per Comunità montane e Unioni montane, spingendo tutti gli Enti sovracomunali ad avere una strategia di ‘comunità verde’ proiettata al 2050.

E dunque, andando per punti, le Green Communities: 

1. Dicono quello che vogliamo essere nelle zone montane, le comunità che vivono sui territori, nei prossimi 10, 20, 30 anni. È una Strategia vera che concretizza la Strategia per lo Sviluppo Sostenibile ONU. E questa Strategia delle Green Communities è parallela, non alternativa, ma anche intrecciata con la Strategia per le Aree interne. L’una non sostituisce l’altra.        
 
2. Uniscono nove temi - la gestione del patrimonio agro-forestale e idrico; la produzione di energia da fonti rinnovabili; lo sviluppo di un turismo sostenibile; l’edilizia e l’infrastrutturazione sostenibile; l’efficienza energetica e l’integrazione intelligente degli impianti e delle reti; lo sviluppo sostenibile delle attività produttive (zero waste production); l’integrazione dei servizi di mobilità; lo sviluppo di un modello di azienda agricola sostenibile - superando la frammentazione e i buoni progetti per ogni singolo ambito, dicendo che di fatto “tutto è connesso” e questo principio rappresenta un punto fermo per territori più uniti.    
 
3. Chiedono ai Comuni di lavorare insieme. Solo insieme i Comuni sono vincenti. Da soli, anche nell’affrontare transizione ecologica ed energetica, i Comuni vengono spazzati via. Insieme sono forti. E la Green Community impegna un’area omogenea territoriale - le geografie per le politiche sono fondamentali! -a darsi un progetto condiviso.  
 
4. Sono Green, dunque transizione e risposta alla crisi ambientale, energetica, climatica, ma sono Community, dunque comunità, che si muovono, pensano, agiscono, vanno oltre logiche tradizionali della spesa pubblica e degli elenchi della spesa fatti da Comuni o altri Enti. La Comunità locale è protagonista. Con le imprese che sono nella green economy, il terzo settore, le scuole…tutti coinvolti.

5. La GC si caratterizza per la capacità di progettare corrette strategie di equilibrio urbano-rurale e sperimenta schemi di pagamento dei servizi ecosistemici coerenti con la natura della risorsa ambientale gestita. Attiva e sostiene le iniziative di mercato volte a creare strumenti di introito attraverso la cessione di crediti di sostenibilità.

Tutto questo è decisivo anche per le filiere forestali, nelle Green Communities. Delle 40 aree finanziate dal PNRR, più della metà ha insistito su gestione, pianificazione, certificazione dei boschi pubblici. E sul privato, incentivi al superamento della parcellizzazione. Dobbiamo lavorarci. PEFC sosterrà questi e altri processi. La Strategia delle Green Communities è per tutte le montagne italiane, non solo per le 40 aree omogenee territoriali finora finanziate. Regioni e Stato investano. Perché le transizioni devono includere e non lasciare indietro fasce di popolazione o circuiti produttivi meno pronti e attivi. Abbiamo tanto lavoro da fare. Ma la strada è tracciata.

Legname di Guerra

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